Anche a chi sia lontano dal mondo medico e ospedaliero, sarà capitato di imbattersi in nomi di farmaci – sempre più noti al grande pubblico – come Ozempic o Zepbound che, originariamente sviluppati per combattere il diabete di tipo 2, oggi vengono largamente impiegati per ridurre il peso corporeo, senza il grande sforzo di volontà richiesto da diete rigorose e attività fisica.

Esaurito il boom dei vaccini e dei farmaci anti-Covid che ha visto prosperare le Big Pharma sia per quanto concerne il fatturato che per le capitalizzazioni di borsa, le grandi case farmaceutiche si sono buttate in un business altrettanto redditizio: quello della lotta all’obesità. Si tratta di un ambito che presenta fortissime prospettive di crescita, anche perché la tendenza è quella di un aumento impressionante del numero delle persone in sovrappeso o afflitte da obesità, da qui ai prossimi anni. Un recente report della World Obesity Federation prevede che entro il 2035 il 51% della popolazione mondiale sarà in condizione di sovrappeso o obesità.

Attualmente, secondo l’organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo 800 milioni di persone convivono con questa patologia e il loro numero è destinato a crescere, già nel 2035, fino a 1,9 miliardi, con un impatto economico stimato di 4,32 mila miliardi di dollari. Non sorprende perciò il grande exploit del mercato globale dei farmaci antiobesità, che ha già raggiunto i 6 miliardi di dollari su base annua e punta, secondo Goldman Sachs Research, a crescere di oltre 16 volte per raggiungere i 100 miliardi di dollari entro il 2030. Tali medicinali, di cui sembrerebbe facciano un uso costante alcuni vip, agiscono su ormoni intestinali che regolano la glicemia e l’appetito, inducendo sazietà precoce, con conseguente riduzione dell’assunzione calorica e perdita di peso sostenuta.

Protagoniste assolute di tale mercato sempre più ampio, sono l’americana Eli Lilly e la danese Novo Nordisk, entrambe quotate in borsa. In mezzo ad alcune fluttuazioni dei titoli, spesso generate da informazioni non sempre attendibili diffuse dalla stampa, restano due società con una capitalizzazione notevole e con prospettive di crescita non sempre legate al solo campo dell’obesità. Sempre Eli Lilly, infatti, produce una serie di medicinali utilizzati in ambito oncologico, che hanno contribuito ad un notevole aumento dei ricavi in tempi recenti. Inoltre, ha molto aumentato la produzione dei farmaci nel territorio Usa, con grandi investimenti dal 2020 ad oggi, per raggiungere questo scopo, cosa che dovrebbe avvantaggiarla nella guerra dei dazi in corso.

Ci sono però anche dei nuovi attori che si affacciano nel mercato della lotta al sovrappeso. Ne è un esempio la californiana Amgen che con MarTide potrebbe offrire un farmaco a dosaggio meno frequente e potenzialmente meno a rischio di rimbalzi di peso, rispetto a quelli già in commercio delle concorrenti.

Comunque, business e prospettive di guadagni a parte, restano dei dubbi su potenziali effetti collaterali, che non paiono suscitare preoccupazione nelle star che, più o meno scopertamente, ne fanno uso e, quindi, indirettamente ne influenzano anche le vendite. In un articolo del Corriere della Sera si indicano come fruitori di questi farmaci – non confermati – Demi Moore, Ariana Grande, Georgina Chapman, Brooke Shields, Kathy Bates, mentre secondo The Telegraph, lo sarebbero anche Oprah Winphrey e persino l’ormai ex alleato di Trump, Elon Musk.

Crediti: Photo Tania Dimas – Pixabay

Federica Coscia, Paolo Gambaro

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