L’Argentina, paese dell’America Latina ricco di paesaggi stupendi e grandi risorse naturali, oltre che patria di numerose personalità che hanno influenzato la cultura e la storia del mondo moderno, ha visto negli ultimi decenni un susseguirsi di vicende alterne in ambito economico, caratterizzate da forti crisi e successive riprese.
E se, pensando a questo Paese, non si possono dimenticare i suoi più famosi rappresentanti nel mondo, come Borges tra gli intellettuali, Maradona tra gli sportivi, Che Guevara e Perón tra i politici, e, probabilmente l’argentino al momento più conosciuto fra i contemporanei, cioè Papa Francesco, il Presidente Javier Milei è, tra luci e ombre, uno dei principali fautori della straordinaria ripresa economica argentina. La “motosega” che si è abbattuta sulla spesa pubblica con drastici tagli per riportare l’equilibrio fiscale ha funzionato, tanto che anche le agenzie di rating hanno rivisto i propri giudizi sull’economia argentina, con dei miglioramenti significativi.
Quella che a tutti sembrava una mission impossible, cioè evitare l’ennesimo fallimento e avere una crescita del PIL, alla fine sta riuscendo addirittura in tempi record. Considerando che da quando è diventata indipendente nel 1816, l’Argentina è andata in default nove volte, di cui tre dal 2000 ad oggi, con conseguenze che molti italiani ricordano ancora bene – a causa dell’acquisto dei Tango Bond, rivelatisi nel giro di poco tempo titoli spazzatura – una simile ripresa soltanto un anno fa era certamente imprevedibile.
Oltre al taglio del 26% della spesa pubblica, si è intervenuti sull’inflazione, che nel 2023 era arrivata alla cifra record del 260% annuale, e ora si è ridotta fino al 2,7% registrato nel mese di ottobre. Inoltre, pur a fronte di una contrazione del PIL del 3,5% a fine 2024, per il 2025 le previsioni sono di una forte crescita dello stesso, addirittura intorno al 5%, secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale.
Parte della ricetta del successo dell’Argentina si ritrova anche nel passaggio dalla dipendenza energetica dall’estero al surplus di 5,7 miliardi di dollari, grazie all’ampliamento degli oleodotti di scisto (un petrolio non convenzionale, conosciuto col termine inglese shale oil, prodotto dai frammenti di rocce di scisto bituminoso mediante i processi di pirolisi, idrogenazione o dissoluzione termica) che hanno consentito un aumento sostanziale delle esportazioni di greggio e una riduzione significativa degli acquisti di gas dall’estero. Il segreto dietro a questo improvviso cambio di rotta è Vaca Muerta, curioso nome dato a una formazione geologica presente nella zona nord della Patagonia, il cui potenziale è stato compreso solo negli ultimi anni, da cui proviene quasi il 70% della produzione totale di idrocarburi del Paese, una cifra che continuerà a crescere nei prossimi anni con l’arrivo di nuovi investimenti stranieri e il consolidamento di progetti infrastrutturali chiave.
Al momento l’Argentina si colloca tra i mercati emergenti interessanti per gli investitori esteri. Piuttosto che su obbligazioni e titoli singoli, per evitare di ripetere errori già visti in passato, è utile optare per fondi comuni che geograficamente investano in quell’area, sfruttando il beneficio della diversificazione in titoli e emittenti diversi, come Fidelity Latin America Fund, BlackRock Latin American Fund, Nordea Latin American Equity Fund solo per fare qualche esempio.
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Federica Coscia, Paolo Gambaro