Dopo il recupero dei due astronauti della Nasa bloccati per nove mesi nella Stazione Spaziale Internazionale, non senza polemiche per l’irrisorio rimborso spese a loro riconosciuto per la permanenza forzata, gli occhi sono tutti puntati su SpaceX, l’azienda aerospaziale di Elon Musk, su cui il magnate scommette per arrivare su Marte.
Il settore della Space Economy è in costante espansione, con 630 miliardi di dollari di investimento nel 2023 e previsioni di crescita fino a 1800 miliardi di dollari nel 2035, secondo le stime del World Economic Forum.
La nuova economia dello spazio, rispetto alle prime fasi che vanno dal lancio nel 1957 del satellite sovietico Sputnik all’allunaggio degli Usa, è animata non solo da motivi di esplorazione, ricerca di nuove risorse e prestigio nazionale, ma ha ulteriori obiettivi che riguardano l’utilizzo di satelliti per scopi civili e militari, l’estrazione mineraria e anche di acqua e di idrogeno da Luna e asteroidi, il turismo spaziale, addirittura l’inumazione extra-terrestre, per non parlare della questione dei rifiuti spaziali (si veda il Caveau 88).
I principali protagonisti del settore restano Usa e Cina, oltre a Russia e a potenze emergenti come l’India. In secondo piano l’Europa che arranca, mentre, guardando in dettaglio agli investimenti dei singoli Stati, nel 2024, per la prima volta, l’Italia ha superato Francia e Spagna e si avvicina al sorpasso sulla Germania, che guida la classifica europea.
Ma non solo: dal 2000 in poi, emergono dei nuovi attori nell’ambito della New Space Economy, soprattutto aziende private e startup che investono in programmi di attività extra-atmosferiche indipendenti dagli enti spaziali degli stati a cui appartengono. I principali esempi sono Blue Origin dell’imprenditore americano Jeff Bezos, specializzata nella costruzione di lanciatori riutilizzabili e capsule spaziali, e l’ancor più celebre SpaceX di Elon Musk.
Per comprendere come sia cambiata la situazione negli ultimi anni, basti pensare che dei 18.588 satelliti in orbita, secondo l’ufficio delle Nazioni Unite per gli affari dello spazio extra-atmosferico, sono ben 6658 quelli di proprietà della società di Elon Musk. Questi formano Starlink, che è una costellazione di satelliti per l’accesso a internet satellitare globale in banda larga a bassa latenza, collocati nell’orbita terrestre bassa.
A partire dal 2022, SpaceX lancia una media di 50 satelliti alla settimana da Cape Canaveral, segno evidente che gli investimenti dei privati nel settore superano di gran lunga quelli di moltissimi stati. E anche in Europa, mentre l’Esa non sembra in grado di competere con gli altri enti spaziali, sono startup come l’azienda aerospaziale tedesca Isar Aerospace, che tentano nuove imprese, ad esempio il lancio del razzo orbitale Spectrum, fallito dopo pochi secondi dalla partenza, ma preparatorio per i tentativi successivi.
Anche in Italia non mancano realtà innovative come Argotec, azienda per la costruzione di microsatelliti, dal cui stabilimento all’avanguardia è uscito Pathfinder Hawk for Earth Observation (HEO), lanciato in orbita lo scorso 14 gennaio, a bordo di un razzo Falcon 9 di SpaceX, dalla Vandenberg Space Force Base, in California, che fa parte di Iride, uno dei programmi spaziali più rilevanti per l’osservazione della terra.
Tra le prossime esplorazioni, Marte è nel mirino della contesa fra le principali potenze mondiali. Il settore della New Space Economy è perciò in grande ascesa. Anche coloro, fra gli investitori al dettaglio, che non vogliano puntare sui singoli titoli delle aziende che operano nel settore aerospaziale, possono avere delle interessanti possibilità di investimento tramite fondi comuni tematici, come Echiquier Space, sempre avendo cura di valutare col proprio consulente di fiducia i propri obiettivi e la propensione al rischio.
Crediti: Photo SpaceX – Pexels
Federica Coscia, Paolo Gambaro