Negli Stati Uniti, il prezzo delle uova è aumentato significativamente a causa di un grave focolaio di influenza aviaria, che ha portato all’abbattimento di milioni di galline ovaiole, riducendone drasticamente l’offerta.

Si stima che dal 2022 ad oggi, circa 166 milioni di capi siano stati colpiti da questa micidiale influenza aviaria, secondo i dati del Dipartimento dell’Agricoltura USA. Il contagio è assai esteso anche per le problematiche sanitarie generate dagli allevamenti intensivi. Inoltre, qualora venga rilevato anche solo un caso, viene effettuato l’abbattimento di tutti gli animali dell’allevamento: questo può causare un notevole calo dell’offerta, che poi produce un’impennata dei prezzi delle uova. Se a gennaio il costo medio di una dozzina di uova era di 4,95 dollari, il doppio rispetto all’anno precedente, stime governative affermano che il prezzo crescerà di un ulteriore 41 per cento, fino a circa 7 dollari alla dozzina.

L’amministrazione Trump ha risposto con un piano da un miliardo di dollari per migliorare la biosicurezza negli allevamenti e sviluppare vaccini per il pollame. Tuttavia gli analisti ritengono che ci vorranno mesi prima di vedere un calo significativo dei prezzi. Il governo sta valutando anche l’importazione temporanea di uova, soprattutto dal Canada, ma i dazi del 25% introdotti da Trump rendono complessa la situazione.

L’aumento del prezzo delle uova potrebbe assumere un significato politico rilevante, qualora diventasse simbolo del malcontento sociale. Ciò in quanto la variabilità dei costi dei beni di prima necessità è da sempre un fattore di instabilità sociale, non soltanto in nazioni con economie precarie, forti disuguaglianze e governi considerati inaffidabili. Quando il prezzo di alimenti e combustibili cresce rapidamente, le fasce più deboli della popolazione si trovano in difficoltà, il che può scatenare proteste di massa.

Nel 2010-2011, il prezzo del grano aumentò del 90% in pochi mesi, generando tensioni in paesi come l’Egitto e la Tunisia, altamente dipendenti dalle importazioni di cereali. Questa crisi economica, combinata con disoccupazione giovanile e repressione politica, contribuì a rivolte che cambiarono il panorama geopolitico della regione. La crisi alimentare che alimentò le Primavere Arabe non fu dovuta solo a fattori interni, ma anche a dinamiche economiche globali, tra cui la speculazione finanziaria. A partire dagli anni 2000, infatti, la liberalizzazione dei mercati permise a fondi di investimento e grandi istituzioni finanziarie di speculare sui beni alimentari, con conseguenze non sempre positive per il settore agro-alimentare di alcuni Paesi.

Nonostante la situazione economica e politica americana sia completamente diversa da quella degli stati delle Primavere Arabe, il Tycoon, che ha sempre criticato la gestione economica dei suoi predecessori, si trova comunque ad affrontare una crisi che rischia di minare la sua credibilità politica, aggravando le tensioni sociali già presenti da tempo negli USA.

Dunque, l’aumento delle uova rappresenta un banco di prova per Trump, che – se non vuole rendersi indigeste anche le uova al tegamino – deve dimostrare di saper gestire la crisi alimentare e, più ampiamente, di favorire la crescita dell’economia americana, mantenendo il consenso del popolo che lo ha eletto.

Crediti: Photo Gerald Friedrich – Pixabay

Federica Coscia, Paolo Gambaro

Scarica e conserva “IL CAVEAU N° 163”