Mentre sono in corso contatti sempre più stretti per arrivare alla conclusione di un accordo di pace fra Russia e Ucraina, cominciano a circolare stime più precise della posta in gioco costituita dalla ricostruzione dell’Ucraina, un’opportunità che vede interessati molti stati, alcuni dei quali, come gli Usa, si stanno imponendo come i principali mediatori della trattativa.

A causa della distruzione conseguente alla guerra, diversi settori dell’economia del Paese necessitano di ingenti investimenti internazionali per poter recuperare potenziale e ricominciare a fare crescere il PIL ucraino. Tra questi, troviamo in primo luogo le infrastrutture e l’edilizia, oltre all’energia e all’agricoltura, ambito in cui l’Ucraina ha sempre avuto un ruolo centrale, tanto da essere conosciuta come il granaio d’Europa.

Al fine di attrarre investimenti dall’estero, il governo presieduto da Volodymyr Zelensky ha adottato una serie di misure tra cui la semplificazione delle procedure di registrazione per le imprese straniere, la creazione di zone economiche speciali e la riduzione delle imposte per le aziende che investono nelle aree più colpite dalla guerra. Inoltre, una nuova normativa in materia agricola entrata in vigore all’inizio del 2023 consente alle aziende straniere di acquisire fino a 10.000 ettari di terreno ciascuna, rispetto al limite precedente di 100 ettari.

Nel corso della conferenza sulla ricostruzione tenutasi a Varsavia nel novembre del 2024 circa 500 partecipanti, tra cui le multinazionali Coca-Cola, Nestlé, Vodafone, PepsiCo e Bayer, hanno presentato i loro piani per contribuire alla ripresa economica dell’Ucraina.

Altri attori della ricostruzione saranno enti sovranazionali come la Banca Mondiale, che ha lanciato un programma da 2 miliardi di dollari per sostenere il settore privato ucraino, in particolare per produzione alimentare, materiali da costruzione, energia e infrastrutture digitali e il Fondo Monetario Internazionale che, nel marzo 2023, ha approvato un piano di aiuti quadriennale per l’Ucraina da 15,6 miliardi di dollari. Anche enti finanziari come BlackRock e JP Morgan Chase hanno dichiarato di voler creare un Fondo per lo Sviluppo dell’Ucraina.

Ma al momento, ad attirare maggiormente l’attenzione ci sono gli Stati Uniti che, con il ritorno di Trump, hanno avanzato la proposta di istituire un Fondo di investimento «per la ricostruzione» e la gestione del «valore economico associato alle risorse ucraine», vale a dire minerali, petrolio, gas ma anche porti e altre infrastrutture, con – in aggiunta – il diritto di prelazione per Washington per l’acquisto di minerali esportabili e per la concessione di tutte le future licenze. Una richiesta che il gigante a stelle e strisce fonda sulla restituzione dei 300 miliardi di dollari di sovvenzioni e aiuti concessi a Kiev nel corso della guerra.

La mossa del tycoon potrebbe anche essere un tentativo di anticipare la Cina, rispetto a cui sono sempre più ricorrenti le voci di un coinvolgimento economico nella ricostruzione, come si è ribadito durante recenti incontri diplomatici, con l’obiettivo di sfruttare le ricchezze naturali di cui dispone Kiev, fra cui giacimenti di terre rare e minerali strategici per le moderne tecnologie.

In conclusione, la ricostruzione dell’Ucraina rappresenta, quindi, una grande opportunità di investimento, che potrebbe dare un impulso importante all’economia globale e a quelle dei singoli Paesi che vi parteciperanno. Resta da capire che ruolo potrà avere l’Unione Europea, che ha già dato ingenti aiuti bellici a Kiev, circa 135 miliardi di euro, ma di fatto rischia di essere esclusa dalla trattativa di pace e dagli accordi successivi per la ricostruzione, a causa della fuga in avanti di Trump in ambito diplomatico di questi ultimi giorni.

Crediti: Photo Vilius Kukanauskas – Pixabay

Federica Coscia, Paolo Gambaro

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