Inutile dire che nel corso di quest’anno è fonte di grave preoccupazione l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, che per la maggior parte resta prodotta attraverso l’impiego di combustibili fossili.

Senonché proprio questi ultimi sono oggetto di una serie di interventi finalizzati a ridurne l’uso, fino a livelli minimi, soprattutto per limitarne il forte impatto ambientale. Gran parte degli Stati, specie in Europa, si sta rivolgendo ad altre fonti di energia, attraverso soluzioni che – utilizzate su vasta scala – possano essere impiegate per raggiungere tutti gli obiettivi collegati alla transizione energetica, compresa la completa decarbonizzazione e la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili.

In questo quadro, a luglio 2020 la Commissione Europea ha proposto un piano che consenta di realizzare la cosiddetta neutralità climatica tramite lo sviluppo di idrogeno pulito, per poter raggiungere gli obiettivi prefissati entro il 2050. Ma non tutti i tipi di idrogeno consentono zero emissioni di anidride carbonica.

L’idrogeno pulito (anche detto ‘rinnovabile’ o ‘verde’) viene prodotto dall’elettrolisi dell’acqua che, utilizzando energia elettrica da fonti rinnovabili, non emette gas serra durante le fasi di produzione. Questo è il tipo di idrogeno su cui si stanno impostando le politiche energetiche europee.

Al momento tale tipologia rappresenta meno del 5% del totale prodotto. Il 95% proviene ancora da fonti altamente inquinanti, in special modo i combustibili fossili. Pertanto importanti saranno prossimamente gli investimenti nel settore, sia considerando la necessità di perseguire gli obiettivi fissati a livello UE, sia per garantire l’autonomia energetica di ciascuno degli Stati membri, viste le controversie in materia di gas sorte con la Russia in conseguenza del conflitto scoppiato in Ucraina.

La Francia, ad esempio, ad ottobre 2021 ha annunciato l’intenzione di diventare leader nel settore dell’idrogeno verde entro il 2030. Ma anche nel resto del mondo la strategia sull’idrogeno sta assumendo sempre maggiore importanza.

I vantaggi dell’investimento in Idrogeno, se si riuscirà a portare la produzione ad almeno il 17% del fabbisogno energetico globale, si tradurranno sia nella riduzione di emissioni inquinanti che potranno essere abbattute di oltre il 30%, sia nelle nuove opportunità di investimento in infrastrutture, stimate in circa 11 trilioni di dollari a livello mondiale, creando maggiori entrate dirette per 2,5 trilioni di dollari e qualcosa come 30 milioni di nuovi posti lavoro nel mondo.

Al momento esistono già diverse possibilità di investimento nel settore, tra le quali spicca CPR Invest Hydrogen, che è un fondo azionario globale che abbraccia tutta la catena del valore legata all’idrogeno, anello mancante per raggiungere un’economia a zero emissioni nette di carbonio. Si tratta naturalmente di una possibilità di investimento che deve essere attentamente valutata in relazione alla propensione al rischio del singolo e con l’aiuto del proprio consulente di fiducia.

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Federica Coscia, Paolo Gambaro

Scarica e conserva “IL CAVEAU N° 106”.