La crisi economica si fa sentire anche nel settore dell’automotive. Secondo uno studio dell’agenzia Standard & Poor’s Global Mobility si prevede una riduzione di circa 5 milioni di unità sulla produzione globale nel biennio 2022-2023.

E se le cause sono facilmente individuabili nei problemi di produzione e logistica innescati dalle misure contro la pandemia, nonché dall’aggravamento della situazione geopolitica ed economica globale dovuto alla guerra in Ucraina, le conseguenze nel medio-lungo periodo possono davvero essere esplosive.

Infatti, se proprio la crisi ha innescato una forte dinamica di crescita dei prezzi delle automobili, i cui ordini vengono evasi a distanza di svariati mesi, altrettanto è successo per quanto riguarda l’innalzamento dei costi di mantenimento e manutenzione dei veicoli. Secondo studi di Assoutenti, una volta acquistata, la proprietà di un’auto costa mediamente 3.360 euro all’anno tra spese fisse e accessorie, tasse e carburante.

A ciò si aggiunga che entro il 2035 è prevista l’attuazione del bando della produzione di motori a scoppio in Europa, con la misura recentemente approvata dal Parlamento europeo. Ma nel frattempo i prezzi delle auto elettriche, sulla scia delle difficoltà di approvvigionamento delle componenti elettroniche e dell’innalzamento dei costi delle materie prime, sono tutt’altro che diminuiti.

Inoltre i costruttori si sono concentrati nella produzione di modelli con maggiore marginalità, quindi più orientati al mercato del lusso. Gli esempi più famosi sono Mercedes, Bmw, ma anche Audi, che dal 2022 non produrrà più i modelli di minori dimensioni A1 e Q2.

In altre parole l’acquisto di un’auto potrebbe diventare privilegio di pochi. Restano ben lontani i tempi del boom economico italiano in cui l’utilitaria era simbolo di un miglioramento del tenore di vita potenzialmente accessibile a tutti.

Al contrario in un futuro non così lontano l’auto potrebbe essere appannaggio di pochi, come già conferma la tendenza generale degli ultimi anni. Secondo alcune rilevazioni, nel nostro Paese il tasso di rinnovo del parco circolante delle autovetture è da tempo il più basso tra quelli dei principali mercati automobilistici europei. In sette anni, e cioè dal 2014 al 2020, in Italia sono state immatricolate in totale poco più del 30% delle autovetture in circolazione, per cui il resto è tutto costituito da autovetture con più di otto anni.

Inoltre i giovani, sempre più sensibili alle tematiche della sostenibilità, adottano nuove forme di mobilità, laddove possibile utilizzando mezzi pubblici e/o car sharing, di fatto cercando di fare a meno dell’auto il più possibile.

Il dubbio che resta per ora è quello relativo a quale sia il futuro del mercato delle utilitarie e del loro indotto, a fronte di una simile evoluzione del mercato, e se davvero l’auto diventerà un bene di lusso, come l’attuale tendenza sembrerebbe confermare.

Crediti: Photo S. Hermann & F. Richter – Pixabay

Federica Coscia, Paolo Gambaro

Scarica e conserva “IL CAVEAU N° 105”.