Investire i propri capitali in opere d’arte ormai non è una novità. Il valore che esse assumono, soprattutto se contemporanee, lievita a una velocità sorprendente offrendo agli investitori un mercato frenetico e stimolante a cui attingere, anche se finora limitato a un numero circoscritto di artisti.

La classifica degli esponenti richiesti è in continua evoluzione, sebbene tra i più quotati rimanga sempre Jeff Koons, non per altro annoverato tra i più ricchi al mondo: le sue opere vendute all’asta ammontano a più di 1.300.

In questo mercato in continua espansione – nel quale l’investitore è coinvolto verso interessi sempre più diversificati all’interno di ciò che possiamo considerare arte o più semplicemente oggetto da collezione – è ormai entrato il fenomeno degli nft, non-fungible token. Si tratta di documenti di autenticità digitale, grazie ai quali un contenuto viene certificato come ‘originale’ e di conseguenza può essere venduto in quanto tale. Gli nft rendono inoltre tali contenuti ‘unici’ e ‘distinguibili’ dalle loro eventuali e successive ‘riproduzioni’. A questo punto, i beni autenticati – video, audio o di altra natura – possono essere venduti su un mercato digitale, facendo uso di una valuta altrettanto digitale.

L’ingresso nelle case d’asta, quali Christie’s e Sotheby’s, di opere nft ha portato da un lato ad ampliare il panorama del mercato dell’arte e dall’altro a continui ribaltamenti e a oscillazioni ancora più frenetiche nella classifica degli artisti viventi più richiesti. Ha fatto notizia la vendita record, avvenuta lo scorso anno da Christie’s, di una creazione di Beeple (Michael Winkelmann): la sua opera d’arte tokenizzata, Everydays: the first 500 days, ha raggiunto la cifra di 69.3 milioni di dollari.

Un altro aspetto interessante di queste creazioni tokenizzate è il fatto che, dal momento della vendita, qualsiasi loro transazione successiva alla prima non solo può essere monitorata dal punto di vista della correttezza ma garantisce anche all’artista una remunerazione a ogni passaggio di proprietà. Questo costituisce una garanzia per gli artisti ad inizio carriera, i quali spesso vendono le proprie opere a prezzi che solo in futuro potranno raggiungere quotazioni importanti.

Per sensibilizzare, anche fuori dalla comunità dei Millennials e dei Digitarians, la platea italiana verso questo nuovo fenomeno, esploso durante il periodo del lockdown, a Roma è stata recentemente promossa da Global NFT Exhibition un’importante mostra-evento; in tale occasione è stato fatto inoltre il punto sulla diffusione dell’arte digitale connessa alle criptovalute.

Complice anche la pandemia, l’introduzione degli nft nel settore della creatività e delle transazioni commerciali ha contribuito senza dubbio a rivoluzionare il mercato dell’arte, coinvolgendo artisti, mercanti e collezionisti e aprendo nuove prospettive sul fronte dei beni rifugio.

Al di là delle speculazioni economiche, sorge spontanea la domanda: la criptoarte, attraverso opere spesso dematerializzate, continuerà a suscitare le stesse emozioni che le tradizionali opere d’arte nella loro unicità e bellezza muovono in chiunque le ammiri o in chi le possiede?

Il poeta e scrittore portoghese Fernando Pessoa affermava che “La bellezza è il nome di qualcosa che non esiste, che io do alle cose in cambio del piacere che mi danno”.

Crediti: Photo Pixabay

Clara Gambaro

La D.ssa Clara Gambaro, laureata in Lettere classiche con indirizzo in storia dell’arte antica e archeologia presso l’Università di Firenze, si è poi specializzata in archeologia presso lo stesso ateneo; ha conseguito inoltre il titolo di dottore di ricerca all’Università di Pisa, per poi seguire una serie di corsi post-laurea in Italia e all’estero. Ha lavorato con il Dipartimento di Scienze dell’antichità dell’Università di Firenze, dove è stata anche assegnista di ricerca.

Da anni collabora con alcune case editrici fiorentine; è stata coordinatrice editoriale di Visitart – Semestrale sulle arti a Firenze e direttrice scientifica di Medicea – Rivista interdisciplinare di studi medicei. Si occupa in particolare di storia dell’archeologia e di collezioni di antichità, lavorando su antichi epistolari e archivi. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni e ha organizzato e curato alcune mostre di ambito storico-artistico.

Scarica e conserva “IL CAVEAU N° 97”.