Il Consulente Finanziario prende in esame i limiti ai pagamenti in contanti recentemente introdotti dal legislatore.

Prendo spunto per scrivere questo articolo dal fatto di aver sentito un caro amico, di professione commerciante, imprecare contro il Governo Giallo-Rosso riguardo alla decisione di ridurre le possibilità di utilizzo del contante per pagare gli acquisti di beni e servizi.

In realtà questa “guerra” contro i pagamenti con banconote fruscianti non è certo una novità dell’ultima ora.

Le prime iniziative volte a favorire l’utilizzo degli strumenti elettronici di pagamento a scapito del cash risalgono ai tempi di Romano Prodi, che nel 2008 ridusse il tetto per l’utilizzo del contante da 12.500 a 5.000 euro.

Successivamente, Mario Monti nel 2011 fissò il limite a 1.000 euro. Con la “legge di stabilità” del 2016 Matteo Renzi lo riportò a 3.000 euro.

Le ragioni dei sostenitori del limite all’utilizzo del contante sono principalmente le seguenti:

  • Lotta all’evasione fiscale
  • Lotta alla criminalità organizzata, che con il contante riesce ad effettuare operazioni di riciclaggio di denaro proveniente da fonti di guadagno illecite
  • Evitare che ingenti masse di liquidità rimangano in possesso dei privati cittadini e non vengano utilizzate nell’economia reale.

Dagli ultimi sondaggi emerge che circa un italiano su due – quindi quasi 25 milioni di persone – dichiara di non essere d’accordo ad un’eccessiva limitazione dell’uso del contante. E di questi, approssimativamente 5 milioni, sostengono che uno dei principali motivi risiederebbe nel fatto che lo Stato “nemico ed oppressore”, in caso di pagamenti con carte elettroniche, possa essere in grado di tracciare nel dettaglio tutte le spese effettuate dal privato cittadino.

E’ sicuramente vero che siamo controllati oltre che dai canali naturali (Banche, MEF, Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate) anche da ben precise categorie professionali che si caratterizzano per avere una profonda conoscenza dei propri clienti, in special modo riguardo alle loro abitudini economico-finanziarie: commercialisti, notai, avvocati etc. tanto che se il professionista individua un’operazione sospetta entro 30 giorni deve effettuare la segnalazione all’Agenzia delle Entrate e al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Segnalazioni che devono essere fatte senza alcun preavviso al cliente e che eventualmente daranno origine ad indagini e successive sanzioni.

Naturalmente la limitazione all’uso del contante comporta anche che delle operazioni di pagamento, in passato assai più semplici ed immediate, diventino più elaborate e debbano passare obbligatoriamente attraverso l’intermediario bancario.

Pensiamo, ad esempio, ad un semplicissimo contratto di affitto per una settimana di vacanza in montagna, contratto che non necessita né di registrazione né di forma scritta per la validità, ma il cui canone dovrà essere corrisposto tramite bonifico o assegno non trasferibile intestato al locatore se uguale o superiore ai 1.000 euro (obbligo che entrerà in vigore dal 2022).

Con il Decreto Legge 26 Ottobre 2019 n. 124 a decorrere dal 1° luglio 2020 il tetto di utilizzo del denaro contante scenderà da 3.000 a 2.000 euro per ridursi ulteriormente fino a 1.000 euro dal 1° Gennaio 2022.

Già a partire da settembre di quest’anno tutte le banche sono obbligate a comunicare periodicamente una serie di movimentazioni sui conti correnti dei clienti, non solo all’Agenzia delle Entrate ma anche all’Unità di Informazione della Banca D’Italia.

Attenzione: questo non solo per le movimentazioni superiori ai diecimila Euro ma anche per i prelievi e versamenti di importo pari o superiore ai 1.000 euro qualora ci fosse il sospetto che l’operazione sia la “frammentazione” di una transazione di un valore complessivo superiore ai 10.000 Euro. Tutti questi dati sono finalizzati al contrasto del riciclaggio di denaro proveniente da affari illeciti. Inoltre, il nuovo “cervellone” dell’Agenzia delle Entrate soprannominato “Risparmiometro” sarà anche in grado di effettuare “analisi al contrario”, cioè deducendo dallo scarso utilizzo del conto corrente e da strumenti di pagamento il possesso da parte del cittadino/contribuente di somme in contanti non tracciabili e quindi sottratte al fisco.

Sarà il tempo a dire se queste misure si riveleranno utili a combattere l’evasione fiscale e il riciclaggio di danaro sporco e ad assicurare un maggiore impiego della liquidità disponibile nell’economia reale.

Note:

Le variazioni in ordine cronologico delle limitazioni all’utilizzo del contante introdotte dal nostro legislatore:

  • 14/03/2004 :           12.500 Euro
  • 30/04/2008 :            5.000 Euro
  • 25/06/2008 :           12.500 Euro
  • 31/05/2010 :             5.000 Euro
  • 13/08/2011 :              2.500 Euro
  • 06/12/2011 :              1.000 Euro
  • 01/01/2016 :             3.000 Euro

Scarica e conserva “IL CAVEAU N° 60”.