Il Consulente Finanziario illustra le recenti disposizioni in merito al trattamento fiscale di Bitcoin e criptovalute, da inserire nella Dichiarazione dei Redditi.  

Bitcoin, Ethereum, Ripple, Stellar, Monero, Digital Credits sono solo alcuni esempi delle oltre 1.700 criptovalute circolanti.

Addirittura la leggendaria Kodak che, come ho ricordato ne “IL CAVEAU” dello scorso 9 marzo, per aver sottovalutato i cambiamenti di mercato è stata costretta a ridurre dell’80% il numero di dipendenti ed a vendere i migliori brevetti per evitare la bancarotta, ha creato il KodakCoin. Avrà come principali utilizzatori fotografi ed agenzie e dovrà fornire maggiori garanzie nella tutela dei diritti delle loro immagini sul web: grazie a questo strumento, infatti, sarà possibile catalogare il proprio lavoro in formato digitale e criptarlo in modo tale da tutelarne la proprietà ed i diritti d’autore.

La concessione all’utilizzo delle opere sarà fornita con pagamenti tramite questa nuovissima criptovaluta, attraverso la piattaforma tecnologica Kodak, cui potranno accedere anche utenti amatoriali per acquistare o vendere in totale sicurezza (sempre pagando in KodakCoin, ovviamente). L’azienda fornirà assistenza legale e supporto anche per controllare sul web se le opere protette siano state utilizzate abusivamente, con conseguente immediata cancellazione delle immagini non autorizzate.

In futuro avremo modo di constatare quale sarà il successo dell’ambizioso progetto. Resta il fatto che sul mercato americano, quando il CEO Jeff Clarke ha annunciato ad inizio anno la nuova strategia aziendale, il titolo Kodak è triplicato di valore in due soli giorni, passando dai 3,15 Euro dell’8 gennaio ai 10,70 Euro del 10 gennaio, per poi assestarsi a poco più di 5,00 Euro.

La verità è che, al di là dei possibili guadagni che promettono le criptovalute, in ambito fiscale regna la più assoluta incertezza circa il loro trattamento. Ciò anche e soprattutto in relazione alla qualificazione che il Fisco riserva loro. Si tratta di un software? Oppure di un bene immateriale? O, diversamente ancora, di una valuta estera?

Intanto, non essendoci una qualificazione legislativa delle criptovalute, ci si deve accontentare delle linee guida indicate in una sentenza della Corte di Giustizia UE, come già chiarito nella risoluzione dell’Agenzia Entrate 72E/16. Secondo questa lettura si tratterebbe di una valuta, benché non tradizionale, pertanto – qualora si tratti di attività di investimento – in caso di conversione in altra criptovaluta oppure in Euro e ricorrendo i presupposti ex Art. 67 Tuir, potrebbe generare un reddito da inserire nel quadro RT, i cui guadagni sono sottoposti all’ordinaria tassazione del 26% sul Capital Gain.

Fermo quanto sopra, ad oggi è stato chiarito che Bitcoin e le altre criptovalute devono essere inserite nel quadro RW della Dichiarazione dei Redditi, se detenute al di fuori del circuito degli intermediari residenti (cioè con sede in Italia). Quantomeno questa è l’indicazione, contenuta nella risposta ad un interpello, rilasciata dall’Agenzia Entrate (n. 956-39/2018), che si uniforma alla pronuncia della Corte Europea. Il controvalore in Euro da riportare nella Dichiarazione deve essere individuato con riferimento al cambio indicato il 31 dicembre di ogni anno sul sito dove il contribuente ha effettuato l’acquisto delle criptovalute. In questo modo il cambio di Bitcoin in valuta legale è operazione esente IVA, almeno in base alla qualificazione di valuta estera data sia dalla Corte Europea, sia dall’Agenzia delle Entrate.

Ma moltissimi sono i dubbi che restano in tema di trattamento fiscale di Bitcoin ecc. Ad esempio: l’obbligo dichiarativo nel quadro RW sussiste anche in caso di mancato realizzo di un reddito imponibile nel periodo di imposta? Ed ancora, si applica l’esenzione di € 15.000,00 prevista per i depositi bancari? Difficile rispondere con sicurezza, finché non ci sarà l’intervento del legislatore in merito.

Ad oggi, pertanto, viste le lacune normative e la mancanza di una prassi consolidata su questo argomento, resta la necessità di avvalersi di un esperto in materia fiscale per evitare fastidiosi problemi col fisco.

Scarica e conserva “IL CAVEAU N° 30”.