La seconda grande bolla americana? L’esercito dei N.I.N.J.A., universitari che sono ricorsi all’indebitamento per poter frequentare gli studi. Il Consulente Finanziario spiega perché questa delicata situazione potrebbe compromettere l’economia americana.

Abbiamo già introdotto il tema delle bolle finanziarie nella scorsa puntata de “IL CAVEAU”. Esiste una seconda grande bolla che rischia di compromettere seriamente la ripresa economica degli Stati Uniti e potrebbe essere innescata dall’esercito americano dei N.I.N.J.A..

Questo piccolo “esercito” non ha nulla a che vedere con gli antichi guerrieri feudali giapponesi e nemmeno con le famose tartarughe contaminate da liquido radioattivo. In questa circostanza “N.I.N.J.A.” è l’acronimo di “No Income – No Jobs – No Assets”, che tradotto in italiano significa “Nessun Reddito – Nessun Lavoro – Nessun Patrimonio”.

Si tratta di persone che sono ricorse all’indebitamento per poter frequentare gli studi universitari e che ora non sono più in grado di rimborsare i prestiti a loro concessi.

La situazione, secondo alcuni economisti ed anche secondo il più autorevole quotidiano finanziario mondiale, il “Financial Times”, è a dir poco allarmante, in quanto il debito universitario statunitense ha ormai raggiunto la cifra record di 1.300 miliardi di dollari (la metà del debito pubblico italiano!).

Sembra proprio che la prima potenza economica mondiale abbia stravolto le classiche regole del capitalismo, creando una società basata sul “debitalismo”, che rende le persone schiave e senza prospettive di vita migliore.

Ma come si è giunti a questa paradossale situazione, in cui lo studente – anche nel caso in cui riuscisse ad ottenere un lavoro – ha accumulato un debito talmente elevato, da riuscire difficilmente ad estinguere?

Possiamo sinteticamente spiegarlo con il fatto che negli ultimi 45 anni abbiamo assistito innanzitutto ad un considerevole aumento di iscrizioni universitarie, per la naturale ricerca di migliori prospettive di lavoro e di vita da parte dei giovani americani. Nel contempo, la quasi scomparsa del Governo Federale, autorevole sostenitore dei prestiti studenteschi, ha lasciato campo libero alle banche, le quali hanno finanziato con estrema facilità tali studenti. Una situazione simile a quella dei mutui subprime, dove molti americani hanno ottenuto mutui ipotecari, con rate che non sarebbero mai stati in grado di ripagare.

Complice inoltre è stato il notevole aumento delle rette scolastichenon coincidente con l’aumento del salario reale. Pertanto, quegli studenti che miravano a far parte della “classe media” con un reddito in grado di far fronte agli impegni presi, si trovano ora in gravi difficoltà e con stipendi schiacciati dalla concorrenza della globalizzazione.

L’ex Presidente americano Barack Obama, intorno alla fine del suo mandato, ha fatto grossa pressione alle banche affinché trovassero una soluzione per rendere più gestibili i piani di rimborso ed ha imposto che le spese di mora fossero meno onerose. A interrompere le trattative è stato però Mister Trump, che ha permesso a banche e finanziarie di riattivare le originarie spese di mora ed i relativi piani di ammortamento, con conseguenti maggiori difficoltà per i debitori di “rimettersi in regola”.

C’è da segnalare anche per correttezza, come scrive il “Wall Street Journal”, che negli ultimi anni migliaia di persone hanno iniziato un percorso universitario in maniera fittizia, con il solo scopo di ottenere un prestito per far fronte ai bisogni quotidiani.

Ultima curiosità: per cercare di uscire dall’impasse moltissimi giovani, complici siti internet specializzati in trading on-line (non sempre corretti), si stanno “buttando in borsa” con gli ultimi spiccioli, senza avere però le adeguate conoscenze e competenze.

Funzionerà il rischioso stratagemma?

I dati in sintesi:

  • Debito studenti o ex studenti universitari americani: 1.300 miliardi USD (4 volte il PIL della Danimarca)
  • 42,4 milioni di cittadini coinvolti (studenti ed ex studenti)
  • Debito per studente o ex studente: 30.650 USD (dati a Dicembre 2016)
  • 3.000 default al giorno
  • Percentuale di aumento del debito totale: 17% annuo
Scarica e conserva “IL CAVEAU N° 10”.