Il Consulente Finanziario analizza il possibile scenario dell’eventuale applicazione di interessi negativi ai depositi liquidi oltre una certa soglia.

Poveri risparmiatori …Non bastavano i rendimenti negativi sulle obbligazioni governative! Ora sembra sempre più concreta l’idea che dal 2020 anche nel Bel Paese alcuni clienti dovranno “mettere mano al portafoglio” qualora decidano di lasciare i propri denari depositati su un conto corrente.

Già oggi, secondo alcune fonti, il costo di un conto corrente tradizionale sarebbe pari a una media di 145 euro all’anno per i servizi erogati, a fronte di un rendimento pari a zero. Ma altra cosa ancora sarebbe l’applicazione di un interesse negativo ai depositi liquidi oltre una certa soglia.

A fare da apripista è stata Unicredit tramite l’annuncio pervenuto direttamente dall’amministratore delegato del gruppo, Jean Pierre Mustier, per cui: “i tassi negativi saranno trasferiti ai clienti con depositi ben al di sopra dei 100mila euro”.

Ma quella che dà l’impressione di essere una decisione rivoluzionaria in realtà è già prassi consolidata in alcuni Istituti bancari del Nord Europa e della vicina Svizzera.

E precisamente:

  • La tedesca Volksbank applica un tasso negativo dello 0,5% sui conti correnti con giacenze superiori ai 100.000 euro
  • la Svizzera UBS applica lo 0,75% sui conti correnti con giacenze superiori ai 2mln di euro
  • stessa cosa per le danesi Sydbank e la più nota Jyske Bank, che addirittura si è spinta oltre applicando tassi negativi anche ai mutui ipotecari, cioè pagando ai clienti che contraggono un mutuo a tasso fisso a 10 anni, un tasso dello 0,5%.

Quindi bisognerà pagare per prestare i soldi alle banche? E da dove ha origine questo ribaltamento di prospettiva degli ultimi anni?

Per capire l’attuale situazione bisogna analizzare quanto è avvenuto dopo la crisi del 2008.

Per risollevare l’inflazione e aiutare l’economia reale, la Banca Centrale Europea ha da qualche anno effettuato massicci acquisti di obbligazioni governative sul mercato secondario, cioè da banche e altri intermediari.

Questa operazione – nota a tutti col nome di Quantitative Easing – ha avuto come effetto immediato un rialzo dei prezzi dei titoli obbligazionari e il conseguente crollo dei rendimenti.

Tale misura avrebbe dovuto combattere la deflazione, stimolare la crescita dell’economia, con un conseguente incremento dei prezzi al fine di raggiungere l’obiettivo dell’inflazione al 2% nell’area euro (argomento trattato nel Caveau n° 3 del 10 marzo 2017)

Con l’acquisto di Bond governativi – che abbondano nei portafogli degli istituti di credito – l’Euro Tower intendeva stimolare le banche ad incrementare i prestiti concessi alle famiglie e alle imprese: esattamente ciò che è mancato dopo la crisi finanziaria del 2008.

Per incoraggiare ulteriormente le Banche ad erogare il credito, la Banca Centrale applica tassi negativi (pari a -0,5%) alle banche che scelgono di depositare gli eccessi di liquidità presso la BCE a Francoforte. E le banche in qualche modo cercano di scaricare questi oneri sui propri clienti.

Visto il perdurare della crisi ed il mantenimento dei tassi negativi a livello di eurozona, è presumibile che le banche tenderanno sempre più a scaricare il costo di questi tassi sulla clientela, anche se ciò potrebbe costituire uno stimolo positivo per i privati, affinché impieghino i capitali liquidi negli investimenti, piuttosto che “tenerli fermi” sul conto corrente.

Note:

Deflazione: è una situazione in cui i prezzi dei beni anziché salire scendono. Sostanzialmente si tratta di un’inflazione negativa.

La deflazione è “una sciagura” che gli economisti temono molto, perché una volta innestata tende ad autoalimentarsi spingendo l’economia sempre più in depressione.

La scienza economica non ha ancora sviluppato strumenti efficaci per combatterla, per cui è un po’ come se fosse un nuovo virus, contagioso e allo stato quasi privo di rimedi efficaci.

Bisogna riuscire a prevenirla utilizzando strumenti di protezione, perché altrimenti i danni economici sono notevoli e difficilmente contenibili.

Purtroppo il rischio della deflazione si sta oggi materializzando in molte parti del mondo e specialmente nell’Eurozona.

Ecco il motivo per il quale Mario Draghi in questi anni ha fatto di tutto per cercare di portare l’inflazione al 2%.

 

Scarica e conserva “IL CAVEAU N° 59”.