Il Consulente Finanziario analizza le motivazioni per cui molte grandi realtà produttive abbiano sede legale in Olanda.

Un caso che sta facendo molto discutere in questi ultimi giorni ed ha riportato in evidenza il problema dell’Olanda, accusata di dumping fiscale all’interno della comunità europea, è la richiesta fatta da FCA di un prestito di 6,3 miliardi di euro.

Questa è la vicenda in breve: FCA ha chiesto a SACE, controllata da Cassa Depositi e Prestiti, un prestito garantito dallo Stato a tasso agevolato per un ammontare complessivo di 6,3 miliardi – da restituire in tre anni – finalizzato ad investimenti in Italia. Occorre ricordare che FCA, pur avendo ancora sul nostro territorio ben 86.000 dipendenti, non ha più da tempo sede legale in Italia, avendola trasferita anni fa in Olanda. FCA ha dichiarato che i finanziamenti richiesti saranno utilizzati esclusivamente per gli stabilimenti italiani ed il relativo indotto, con impegno a mantenere gli attuali livelli occupazionali. Ma queste dichiarazioni non sono bastate a placare le polemiche anche perché, in passato, impegni analoghi, presi durante la gestione Marchionne, non sono stati in gran parte mantenuti, come da più parti si sottolinea.

La realtà produttiva di FCA è per la maggior parte localizzata all’estero: solo il 25% del fatturato è in Italia e la percentuale si ridurrà fino al 12% quando terminerà la fusione con il Gruppo francese PSA, che determinerà anche la conseguente conduzione del Gruppo da parte di un francese nella sua qualità di nuovo Amministratore Delegato designato. Oltretutto, il raffronto fra i soldi erogati a FCA (6,3 miliardi) rispetto ad altre realtà necessarie allo sviluppo del Paese è, secondo molti, piuttosto desolante: il Governo ha infatti destinato solo 1,5 miliardi alla scuola e 1 miliardo all’università, tanto per fare qualche esempio pratico.

Ma, tornando all’argomento Olanda che è conosciuta dai più quasi esclusivamente per L’Amsterdamsche Football Club Ajax (la squadra di calcio più forte di tutti i tempi) e i Coffee-shop, ci poniamo una domanda. E’ veramente un paradiso fiscale come sostengono ultimamente anche molti dei nostri politici o si tratta di una campagna denigratoria nei confronti della “capogruppo” dei falchi europei, che hanno fatto di tutto per impedire l’emissione di eurobond, sostenuti a spada tratta da Italia, Francia e Spagna?

L’Olanda applica una fiscalità molto favorevole soprattutto alle imprese. Molte grandi realtà produttive in Europa, oltre a Fiat Chrysler Automobiles, hanno trasferito nel Paese dei mulini a vento la propria residenza fiscale. Di fatto questo Stato è riuscito a creare un sistema snello ed efficiente in grado di attrarre non soltanto grandi multinazionali, ma anche aziende di minori dimensioni.

Ma il concetto di paradiso fiscale è complesso in quanto la materia fiscale è ampia e articolata. Bisogna quindi analizzare i dati a partire da fonti ufficiali.

Oltre ad un’eventuale convenienza dal punto di vista delle aliquote fiscali applicate, si devono tenere presente anche alcune considerazioni di natura economico-finanziaria. Il PIL olandese del 2019 ha visto una crescita dell’1,2% contro un esiguo 0,2% italiano, mentre il rapporto debito pubblico PIL è sceso sotto il 60% arrivando addirittura al 49,20% contro i ben noti numeri del nostro Paese (134,8%, destinato a salire in seguito all’emergenza Covid). Inoltre l’Olanda ha rating AAA contro le scarsamente lusinghiere valutazioni di solidità che caratterizzano l’Italia.

Un’altra osservazione da fare è che L’Olanda non è inserita nella black list dei Paesi considerati paradisi fiscali ma il Parlamento Europeo l’ha semplicemente definita Paese “aggressivo” dal punto di vista della politica fiscale assieme a Cipro, Malta, Belgio, Irlanda, Lussemburgo e Ungheria. (Gazzetta Ufficiale europea n. 386 del 2019)

Altri dati interessanti sono quelli che riguardano l’organizzazione del Paese e la sua efficienza burocratica, per cui basti osservare la seguente tabella:

Paolo-Gambaro-Tabella_dumping-olanda_1

In recenti articoli di importanti testate giornalistiche si fa riferimento alla corruzione esistente in Olanda, che come Stato vanta strette relazioni con le multinazionali che vi hanno sede. Tuttavia il rapporto di Transparency International indica l’Olanda all’ottavo posto per trasparenza su 180 Paesi analizzati, classifica in cui peraltro l’Italia compare solo al 69° posto.

Quindi si può ben affermare che le aziende non siano solo attratte da una tassazione favorevole, ma anche da un’efficienza globale del sistema Olanda, rispetto a Paesi quali l’Italia, governate da burocrazie ben più pesanti, costose e farraginose.

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Glossario:

Paolo-Gambaro-Immagine-Dumping_Dumping
E’ un anglicismo, utilizzato nel settore dell’economia, che definisce la procedura di vendita di un bene o servizio su di un mercato estero a un prezzo inferiore rispetto a quello di vendita o produzione del medesimo prodotto sul mercato di origine al fine di conquistare un nuovo mercato.  Per dumping fiscale si intende il ribasso di aliquote e pressione fiscale da parte di uno stato per attrarre contribuenti ed investitori da altre parti del mondo e trarne guadagni sul fronte delle imposte dirette e sui loro consumi in loco. Per alcuni la concorrenza fiscale va a vantaggio di imprese e contribuenti che possono scegliere dove farsi tassare; altri ritengono il fenomeno, oltre certi livelli, distorsivo della concorrenza e un freno alla ridistribuzione dei redditi da parte dello Stato. (Fonte – Wikipedia)

 

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